Torna in Italia uno dei capolavori di Sasha Waltz: la coreografa tedesca fonde la sua esperienza europea e americana per dare vita a IMPROMPTUS, un magistrale intreccio di danza, teatro e musica classica, che debutterà al Teatro Regio sabato 19 settembre, alle ore 21.
Per Impromptus gli ingredienti sono semplici e sicuri: una selezione di celestiali brani e lieder di Schubert, suonato e cantato dal vivo dalla pianista Cristina Marton e dal mezzosoprano Judith Simonis, e la danza contemporanea di Sasha Waltz.
Generalmente "introspezione" potrebbe non essere la prima parola che si potrebbe usare per descrivere il lavoro della prolifica coreografa Berlinese Sasha Waltz, che crea da più di venti anni una forma di teatro danza provocatoria e sorprendente per la troupe che lei e il marito Jochen Sandig hanno fondato. Al contrario, Impromptus, progettata su musica per pianoforte e lieder di Franz Schubert, può essere vista come una delle sue opere più introspettive, eppure semplice e forse nostalgica.
L'aspetto visivo di Impromptus si riferisce alla musica di Schubert, personaggio instabile, che ha avuto una vita molto difficile, e dà spazialità e visibilità alla profonda malinconia e irrequietezza che è nelle sue opere. Questa coreografia si adatta alla musica di Schubert come una sorta di studio molto libero, che occupa lo spazio necessario affinché, piuttosto che illustrare mimicamente la musica, la danza dialoghi con essa. È una conversazione tra danza e musica, ma non c'è segno di dipendenza. I danzatori, definiti "Ospiti" nel nome della compagnia, non ballano la partitura di Schubert nel senso convenzionale. Gran parte del movimento avviene in silenzio, e il resto è innescato da suggestioni della musica, ma senza ammiccamenti.
È qualcosa che si collega molto al mondo interiore di ogni singolo sguardo individualmente. Tra i temi scelti come controparte sonora, a fianco ad alcuni molto noti ci sono anche alcuni temi su cui Schubert ha lavorato per tutta la sua vita. Per esempio, il Wanderer , un'idea filosofica dell'epoca romantica, l'errante senza fine che non arriva mai e non ha dimora. È la sensazione di non essere radicati in un unico luogo, ma sempre in movimento, è la vita stessa. Si va avanti, sempre, incessantemente, ma c'è anche una più profonda malinconia in questo, perché non c'è un posto dove andare e non si viene da alcun luogo. Si è sulla strada senza meta né limite, più che un nomade, un randagio.
Niente accade in 70 minuti sul palco che Sasha Waltz non abbia già anticipato altrove, ma l'impostazione, scenica rende tutto instabile e non scontato, come se un terremoto avesse aperto una linea di frattura attraverso il palco. I nodosi duetti, sia bisessuli sia omosessuali, sono i momenti più catalizzanti della serata. Il sottile equilibrio su cui corrono agisce rivelando correnti sotterranee di insicurezza, una tensione a primordiali desideri e impulsi intervallati da momenti di delicata tenerezza. Il senso dell' umorismo e la sensibilità per la musica di Sasha Waltz in questi momenti raggiungono la più chiara evidenza.
Lo spettacolo è inserito nel programma di MITO Settembre Musica.